due punti, due, entrambi, un insieme partorito dagli elementi, a raffica, nel mezzo giusto della metà, vale a dire, se si può, il potere del collasso che allenta i partiti di destra di sinistra o gli aldilà di alba e tramonto, eppure giurerei che il cielo si costituisce nel suo chiudersi, si deve dire, si dischiude dove si inghiotte il numeretto a fondo pagina, sempre a metà, la meta di scissione alla faccia di ciò che si innesta uguale, specchio, idem, che infatti lo specchio non divide, meglio, divide la stanza, ma congloba quello che setaccia, il reale lo diciamo feto del riflesso, assimila assolutamente un contorno chiarificato, distinto a bisturi circumsferico e piano di lunghezza opinabile mentre, dal canto suo, si sforza al 100% di essere ciò che vede, e di questo diamo la colpa alla luce, lei disgrega autostime, inventa A.T. FIELD cenando, questa colpevolizza tutto, si dice "dare alla luce", infatti, cioè una specie di mettere al mondo elettromagnetico e di questo l'infrazione precipita dalle scale gerarchicamente, sferrandosi sull'occhio, i nervi disposti a LEGO, imbalsamando i crani, ingaggiando pupille, iniziando la simmetria al cospetto del contatto che con questa è colpevole, e sempre la simmetria non può essere altro che risposta al telefono, corrispondenza che deve per forza montare un accordo e questa è la cosa peggiore, rende spiacevoli i corpi, perchè tutto si svolge affogando nel riscontro, guarda harris e klebold, loro per es. si sono incendiati cadendosi a vicenda ingegnando l'anatomia della columbine high school al fluido, ad evacuare non il personale, ma le connessioni di questo col concetto di vita, sopravvivere, uh-uh, ogni loro nesso con la corsa, in altra sede, o lisa kreutz con il lusso dell'esser morta, con gli occhi già sotto la terra, quasi crepata sulle crepe di sangue, perchè uno è il soggetto e l'altro è l'oggetto, e per quanto riguarda la creatura ci può essere un solo scambio ad archivio, a coppie che ballano nello scoppiare di ciò che diceva lo stesso aristotele, fino a che l'uno che è stato smaterializzato per diventare uno sopra il due, sempre più smagnetizzatamente incazzato, non fa altro che farli convivere, e qui comincia l'homo homini lupus che svoltata l'ala est suona come mors tua vita mea, ecc, ma prima deve essersi risolta la lotta per la specie di questo contro il fabbisogno, poi, supplizio del matrimonio, torto la limitatezza, e sx-dx, su-giù la presa in giro dell'obbiettivo che ci concentra il peso tutto supino che poi si sfonda con tutti i kg senza batter ciglio, in afflusso di stereoscopia