ma la nostra eredità - di questa frase si ricordò nettissimamente - sono
le nostre inclinazioni. In esse noi viviamo ciò che ci è stato assegnato:
Benn
d'accordo, difatti sotto le inclinazioni c'è lo spazio rifrangente, che si spara a versioni, si sgancia ogni volta nel nucleo del volo, nel tendine atmosferico e come tutte le scissioni, si ristabilisce oltre il suo limite, fonda l'ontologia dopo la propagazione iniettandosi a barriera che riesce solo nella concentrazione della stretta, facendo del paradosso il suo sap[o/e]re osseo. ora ti spiego meglio l'aporia del fluido, la storta che fissa la storia al tasto che la fa smorta, natura-concetto, stile ostia: io l'ho sempre detto, pensavo il mondo fosse a strati, calcificato, inagibile, e agivo dicendo che lui creava le sue proprietà ma devo ricredermi nell'ottica che il suo zampillo non era altro che la forza delle increspature, la frizione del cemento armato, l'impraticabilità del piombo. quindi è proprio sul dissesto che tutto si basa, le fondamenta sono la sostanza, e se la sostanza è un contro più che un incontro, se è impraticabile è impatricata e l'attrito viene prima di tutto: e questo tutto quindi è un effetto, il mondo che dipende dal livello. e ora si squarcino gli hangar, per chi di queste fasi si sfasa in gara: lo spazio, il fuoco, l'evaporazione, il fosgene, tutta la metrica della rima da particelle, l'articolazione si consente congiungendole in un ordine, prediligendo il chiuso che fa di ogni involucro un update per quello dopo, che è anche quello prima, non c'è centro quindi vale l'ambivalenza junghiana, non compare meta quindi senza metà ha tutto un reticolato di ritorno, se tocchi un corpo questo fa da scambio, può contrarsi o mettersi dietro, vedilo come il tuo touchscreen in un complesso-amplesso che sta anche nel tuo, di [di]dietro. non c'è catena di montaggio e non si vede un monitor, un pò come l'oculus rift che simuli l'archè, è tutto spalancato in correnti, in vastità ascensionali, babele di scie e detonazioni e l'esistenza non ha occhi, perciò ha come legame col resto l'esser cieco, si rapporta attraverso il baratro e così qui viene fuori questo: ogni quota risponde alla strategia dell'evaporazione, perchè inconsistente, perchè il valore si ha nel paragone, nella parallela, non allo sprigionarsi dell'atmsofera in forma di supplizio della croce (⊥); sono la quantità ⊥, che come unica qualità incarnano il nulla, sostanza sterminata e scorrevole, da un ∞ all'altro delle schegge, cose sparse, aree aeree e intoccate, che rendono il nulla il dio, deus sive natura, il cuore