sabato 24 maggio 2014

overgrowth : male = ? : pace

{c'è sempre una profondità, spalancata nel rapporto in cui un diametro spaziale, e ce ne ha tanti, tipo torri di pori rotti, occluda la possibilità di infiltraggio, cose come sensori, termometri d'identità, spie che spoetizzano lo scopo del segnale, fanno lo spoiler attraverso una sonda emittente memorie/memento audere semper. in ogni caso, non fidarti di me, ma sappi che l'abisso posizionale, tal baratro secolare s'incarna nella scossa, e sempre inghiotte la sfrangiatura che si attiva per ogni passaggio[: non sta a credermi, ma le cose stanno così: cielo e inferno sono lo stesso, quello che cambia è il loro fremito, dove la scarica diviene improporzione, proprio perchè si muove; (attira su di sè ogni attenzione, è l'unico cristallo riflettente, fluo imme(r/n)so nel party del buio, e funziona, innesta un parco egologico, una fiera delle vanità, perciò anche se non è vero capirai come ogni suo strappo sia uno schianto universale, ogni prurito la sostanza del movimento, è in sè ciò che è per sè, l'eidetica del reale. per l'accesso al narciso occorre sempre almeno uno specchio, qui ne è circondato, schedato, pattern di laser che nella loro circolarità fossilizzano ciò che non sono, nodo focale, il rapporto tra tutto, ciò che sartre dava per strati di ego, je, me, catalizzatore di ciò che più non gli appartiene. questo orizzonte di gelo ne disvela la funzione, l'intero è immobile, non nel mezzo, ma del viavai, l'irrigidirsi dello shopping, il fissamento nella catena di montaggio. è pura condensazione, attrazione ferromagnetica dell'oggetto, e l'ossimoro è la perfetta sintesi di come stanno le cose: il contrasto che fluisce per vie trasverse. infatti ogni aporia funziona per gallerie, CERN sotterranei a più trasmissioni, vige l'isolamento, non si incontra mai niente, c'è il parallelismo dell'evasione, e ciò spara la faccenda non come opposizione, ma come incompatibilità, e questa è un'antinomia anatomica, strutturale, e di conseguenza, antidell'antidell'antiecc, sempre più giù, più all'interno dell'officina, esponenziali le inconciliabilità in uno spazio sempre più ristretto, angusto ab aeterno, sempre più delcive al nucleo del contrasto) quindi dove c'è uno schizzo dinamico ci stà sempre un intasamento, e nelle piogge del water, sempre un ingrandimento, non chimico ma scacchistico, un moskstraumen di qualità che fa del liquido un sudoku] le dosi sono troppe, prorompono in ciò che dovrebbe essere pace, effettuando lo scanner per cui esce in stampa ∞D lo spossamento delle cose, talmente sbattute, da divetare malate}: ora credimi, ormai sono spastiche



martedì 13 maggio 2014

sagra sacra

è estate ed è sera. è sera, soprattutto. il cielo ci combina tutti come una pupilla spenta, una prospettiva accecata, stesa nella più atomica deflagrazione che è andata ad incappare nei tempi della sagra. la zona inghiotte l'uomo nella corsa ad ostacoli, escogita le trappole per i suoi traumi, effettua alla fine un reset intellettivo per il ready volitivo, la vocazione degli apparati, lo slancio dell'orbatura allacciata coi gas a fibre ottiche, il clima più che del caldo dell'atto, ustionato a mo' di skin su tutte le apparecchiature. e si, sono strumenti di supplizio, e ognuno prima di tutto provoca la scossa, poi finito si atteggia a Dio, tu per lui pronto a vivere nuovamente il martirio, scrollato da una forza (non/sovr)umana per farti uscire da te stesso, per sganciarti ogni memoria, riformattarti con l'ingrediente del ritorno, insomma il check-up del desiderio. ed è come se ogni macchina divenisse uomo e tu divenissi automa, scagliato da un container all'altro, tu la scia la tensione la testa della fucilata, mai pronto per la resa: altro giro. e quindi la sagra si adempie come un circuito cerebrale, il nevrasse di cicche bulloni e urla che formano le indicazioni per il labirinto pure feriale. ogni attrazione si comporta a trazione, come bozzolo, come un nuovo pianeta a fasi, orbite il cui punto di contatto è dentro il propulsore, la popolazione reologica, la sua attenzione prende il movimento della giostra, si modifica con propagazione sismica, l'occhio e non lo scheletro è ciò che sostiene la scena, tutto ad un modello ad alta velocità che avvolge esponenzialmente l'ubicazione a venire, perpetuo, e la giostra è DIO nel traffico di sfere e genti aristoteliche. oltre la teologia delle giostre, c'è anche da comprenderne la sociologia: sono infatti a LV, occupano posizioni gerarchiche e più si punta in alto meno sono accessibili, hanno funzione ascensionale, e i punti che smuovono negli adattamenti, nei timori, corrispondono a puri segni locativi: è un fatto che chi non arriva al concepimento di una di queste macchine, non arriverà mai neppure al raggiungimento della quota cinematica che essa procura arrampicandosi nell'attrito dell'aria, c'è sempre una casta bifasica, proiettata negli spazi intoccabili che hanno soggetto e oggetto.
e ora si gira con l'ontologia mi sono catapultato rischiando di spezzarmi un ipostasi il sostrato del midollo ma non m'importa ora sono trincerato dalla sbarra dell'esaltazione dico addio all'apertura del resto m'inoculo nella partenza come un virus per il tempo e io sto fermo questo il bello il giro lo compie il mondo che finalmente vedo ruotare dopo tante rivoluzioni ora prepara flashforward di ciò che sarà la prossima guerra con me per siluro per il cuore che ad ogni rimbalzo si sente sempre più inaccessibile perchè porta con se il segreto cioè l'attacco della vita che in questo momento vivo sotto la nebbia di fasci di scie che rapprendono il corso la durata e quindi l'eternità io attraverso la contrazione e lo sbattimento posto su un altro livello di realtà posso capire di essere eterno nell'attimo del decadimento della curva che si comporta come una collisione dentro la cabina con l'es e il super-io e tutto senza respiro contenuto nell'urlo di qualche giro dimostra che la stasi è doppiamente divertita dal momento che tutto intorno a lei vortica e io dunque sto nella vibrazione parmenidea atta ad un completamento minerale e c'è la sensazione delle texture colorate che agiscono che io m'aggiro come elica della psiche ritorta su se stessa che mi fa capire che ogni luce che vedo dall'alto è una sezione della sofferenza, come se questa non avesse controparti ma solo versioni, e il giro sta finendo si sta esaurendo nella navicella irretato tutto dalla temperatura ai seu te pego, da polipi ciclopici, da navi pirate che si fossilizzano nella stortura e nelle masse che ogni nm concede ad uno spettro, nella direzione di una voce altoparlante sempre uguale, capendo che il divertimento è un genere dell'impazzata e ogni caos s'arresta coi LMFAO e coi 2 euro spesi per il bigliettone-nucleo appena [ri]fatto




http://www.youtube.com/watch?v=HD5QVpyLaFM