martedì 11 gennaio 2011

Complotti lunari

Un'urina di stelle, l'oblio edifica il suo fiato sui letti delle nuche
dove si stendono ominidi pronti per l'incarico dello slittamento gerarchico
nella scala del carbonizzato tacere.
Nel frullato del mondo coincide un brusio implicito,
e le scorze dalla trama si dimettono come scaracchio di miti remoti.
Il muco sgattaiola all'uscita, e l'altare del piombo pressurizzante
inchioda risi e anatemi.
- in questo aborto siderale di luci e affinità raggelate
la depressione sacrifica agli angoli effervescenti o ai pilastri di spazio
l'unico raggiro che possiede. Ed è sabbia corta. Anello dell'attrito. S'affievolisce il magma di seta.
Respiro lacerato. Irrora schiuma al calice lunare. Statura di colpa, supplizio orbitale.

Salpato nella traiettoria, il sacrilegio dell'ignoto ci unge di soffioni nella nostra mole,
che elastica come un adesivo impone slanci e santi coagulati sulla terra scheletrica -
decadono superfici e rauca qui non v'è acqua.
L'emissione è un raggio unitario di un cratere color latte,
in cui odissee d'infortunio si sono arrovellate su lunule di corone,
e infossati i sismi si piegano a bende di crepe - e l'eclissi è inevitabile, scivolamento stazionale.
Stridono le galassie, le labbra del cosmo smagrano in vulgate sorde.

E dunque, il delitto in un esilio, quello abbagliante della notte, in cui una bara serba più clamore.

In taniche di gas si brilla con attitudine gli spicchi cristallini, ove roccie e sonde
giocano a prendere nel diafano capofitto, esangue decorso d'un binario immoto; d'una sdrucciola gravitante
- del nero, del colloquio del satellite.


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