ci sono infinite presse, ridimensionate, se si pensa alla porzione degli agganci, gli appositi litri di cilindri a cicli, inoltrati oltre il possibile, spediti in spire riunite, oltre le galassie e dentro l'evento. si veda ora, anche in streaming ma con attenzione, che il formato agisce come apprensione, schiaccia senza direzione, ma è comunque un container, ricalca i suoi mezzi sino alla deformazione, tutto risponde in uno strepito occipitale. e tutto questo fitness si compie, ma non si produce, lascia perdere l'imballaggio deontologico, permette un relax contro il resto, nell'allentamento totale di riuscita, la scissione tra esito e risultato, insomma la metrologia dello spreco. per forza stronza è inevitabile, si arriva al decorso, privo di discesa e comunque a scale mobili, il compiersi del centro commerciale, l'apoteosi del troppo nella circolazione, delle vetrine sventrate; essì, poi la gente ruba, si apre in un countdown da cinema (5) la folla si trasmette in scossa in (4) atti ad intercalare nel telaio di un vandalismo che prende ed (3) il contagio è una fontana istaminica, estesa da city hall park al cuore della corteccia in (2) spinte nei vetri rotti, i rimbombi del peso (1) nel fondo della pioggia finchè non rimane nulla
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