credo sia una circonferenza (cioè ho fede nella sua infinitudine, nella sua unità d'infinità che mi prende nel volteggio, facciamo la svolta insieme in un insieme dozzinale in cui sotto la curva si compie la consonanza che compete con la fine, perchè i punti non hanno numero, non ci stanno più, così non basta il semi-infinito delle vite per costituirne un -1∞/∞ , quindi in probabilità si combacia, sempre, nel compiersi della parabola), probabilmente una propizia protesi in proiezione di te autoavvolto a trivella, le mani sopra il vuoto della tua attuale imperfezione, tracheano tutt'uno quindi, come se l'apparato digerente si fosse occluso divenendoti, cioè sei un uroboro messo a terra, serrato quindi più perfetto di prima, l'unità umana apoteosi del coglione (si dice infatti, quando uno è tutto d'un pezzo ma con gli occhi nel profondo, chiusi per risultare una chiarezza, ciechi per essere in vista). gira e rigira dovrebbe essere questo l'apparato in funzione, proprio perchè nel moto avviene un'acclusione di tutto ciò che si muove, dimostra che l'insieme è categoria di spirito e traina a scatto le cose in fase di sblocco. ogni opzione è innescata nel raggio, compare sul display con il freno della portata (ognuna pesa più della propria presenza, perchè più l'agire è in inerzia, più si patisce senza fare nulla, ergo puoi immaginarti), l'atto viene con un rumore sordo, e l'eco fa dell'ingranaggio una cassa di rimando, si amplifica di caos ma rimane in stasi, estasiatico stato dello spazio che puoi fissare da fuori tramite un LCD acroamatico a cromatismo integrato. tutto questo agisce sotto telaio di stridio in stridio sino a compattare la croce di ruggine agli innesti che la spingono indietro, sfinteri collassati addosso al REALE, con le opzioni a turno nel costrutto dell'orbita. sono disposte a quadrante le necessità accolte in forma topografica, gli accessi al REALE attraverso dovute accensioni di fase, puntualmente intercambiate: OTTIMISMO - REALISMO - PESSIMISMO premendo ad angolo sulla base vuota (REALE) che viene riempita con lo scocco, dove il REALISMO non è il REALE, ma un circuito che lascia l'evasione di visione. selezionato, l'eccesso non sarà che l'etichetta da cui si riparte, c'è solo un posto, nella metafisica del microprocessore
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