lunedì 6 gennaio 2014

i o dis-carica

me in te, fonte di frequenza, tonfo nel fondo intermittente, carico di acque mestruali indirizzate, circuiti fraseologici al tempo di direzione, in cui la meta non ha tracciato: tutto s'invola con una linea nera slittante. e secondo le increspature della superficie, si ha registrazione di nuove zone, di lassi orbitanti a processo satellitare che s'imprimono a scheda protocollare, quindi rilevati da dietro da davanti per il dentro; questo si comporta come un atrio muscolare arterialmente sotto un ping-pong di valvole, un valore d'alveare che ristagna, senza rilascio, la compensazione magna che si guadagna. l'occhio è posto sopra, in verticale, e non vede l'azione ma il ritorno, una repulsione di cose vere, le realtà a rimbalzo sfrangiante, in vista di cui tutto si scompone, si catalizza in informazione che si riproduce negli interni, ogni orizzonte si fa sempre più stretto, serrato e regolare. per questo più vicino, più succinto alla base di ogni ripresa, più che mai una costellazione di contatto che inghiotte per proiettare. per questo la materia non scade mai, nonostante sia scaduta, da buttare, la decomposizione ne trasforma il modo, ora numero prima moto, in un afflusso fluido di flutto negativo, a reticolo delle ondate controluce, il ruolo dell'irreale. ovunque ce ne hai a che fare, tutti i giorni, quando sradichi il sole e ti chiedi perchè non scompare, o sei in picchiata su di un sedile e non ti volatilizzi nel precipitare. o sempre la realtà si rifà sulle tue palle, la rottura di coglioni che non li sprigiona davvero, ma in una teoria dell'oggetto in sottofase, bob da neve che permette l'estensione tra te e realtà differenziate. ogni mossa smuove, si fa un esercito di particelle che vanno tutte a margine, lasciando l'[in]utile a stagnare, imputridire sino al punto per cui c'è talmente tanto immateriale da frenare, da arrestare in slow-motion ogni aritmia quantizzabile perchè allora ci si accorge che sono più le cose buttate, immote che trainano l'universo alla loro posizione per influenza a pressione, i pesi ne allentano la superficie, poichè questa artrite ne è l'attrito e più autentica immagine, la rappresentazione spinta dentro l'insieme, di cui i numeri immaginari, come saprai, ne sono la più grande motivazione






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