sabato 27 settembre 2014

0.accomodati sul cavalletto 1.prendete la frusta

nasce, ogni lutto è una nascita
s'imprime l'atto del vivo fino a cedere,
adempie alla divaricazione fetale, quindi
fatale
espleta percorrendo, avvia per interrompere
il bene del circuito nella chiusura.
esce così una postura, il lato
adamantino, protesi B
dell'essere, l'indissolubilità
della rettitudine, l'esempio del
rigore, la precisazione
della giustizia, tutto tenuto su,
atto all'operazione, al sorreggimento
del consequenzialismo per cui una cosa si attacca
ad un'altra sino all'assemblarsi delle opzioni
per allinearsi al cielo, fare fila per
riportarlo nelle sue parti,
distribuirlo al denominatore dell'equità,
depositarlo nella gradinata creando
orbite di colonne,
galassie e pace nell'armonia della proporzione,
predisponendo tutti i pezzi a derivata, alla dipendenza che
si fa incasso, pronto alla restituzione.

è ormai grandezza, può essere applicata
una misurazione, l'ordine, blocco predisposto al
collasso, come ogni principio di fede, ed è in questa ellisse che subentra
la gerarchia degli accidenti.
non c'è più sessione ma secessione, non sezione ma selezione,
e ogni rotazione avviene per forza, un gioco di forze
bilanciato su ciò che non c'era, ma
tutte le nascite sono lutti
e adesso si è predisposto all'euritmia dell'evento,
sotto ritmo del vento.
pendono code, si fondono
alla temperatura del collasso,
ridistribuiscono posizioni,
particelle, lo sparpagliarsi
dello scheletro per il getto di enzimi che precipitano
la stabilità della costante in nuove operazioni
nel temporale in vetroresina dentro lo
stage dei tessuti.

la costruzione risiede nel cardine rotto,
nella stampella necessaria al movimento, in quanto così è
ed è sempre stato,
la potenza prima o poi diventa atto con
labbra sbragate, fenditure accompagnate dalla
rete dei nervi, organi dislocati dentro a tessuti traslati,
nella grandine di schiocchi dove il fiato s'incrina
nel movimento della perfezione, e lì lo schiocco schiude
l'urlo che si chiede se è meglio essere o avere
erso nel tappetto di umori, perpendicolare sino al
taglio, sempre più
ibridato alla vista della vita
la sua in uscita




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