non è corretto parlare di storia. 1. perchè niente è corretto 2. la storia è sempre una storia, anelli orbitanti sull'unità del tempo, cioè una sottomissione metallica alla conduzione, costrizione direttrice e protesi d'ipotesi. non c'è lo stacco anche se si sa essere straccio, ma il fatto può essere che il fato è affatto fratto dal suo traffico, figo e tariffario. nel senso che non c'è un nesso, tra l'evento e il suo movimento, e a forza di non c'è e non c'è lo dico nella sua forma contraria intendendo lo stesso: ecco un vuoto, il buco nero che lo ingoia, il senso, non gli da un freno, non si trattiene, dunque è questo il break, la tappa su cui si fonda l'ora, dopo prima di adesso. «sia la luce». e la luce fu. io vidi che la luce era cosa buona e separai la luce dalle tenebre e chiamai la luce giorno e le tenebre notte. e fu sera e fu mattina: primo giorno. l'ho fatto senza distrazione e con disazione. le cose erano già pronte, le ho viste in set settato, erano lì nel presente dell'attimo che non c'era, abitando figure e questo ha dimostrato che io sono il denominatore della produzione, che la neurologia è la costante di ogni fattore, primo motore stile tunnel, il tragitto non come pista, ma come iniziazione, e tutto vortica in aureola nel vertice encefalico, l'apice di ogni entità in proiezione, quindi raddoppiata e io le maledissi e dissi loro: «siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra». con l'anatema li ripeto, li duplico, in un intensificare che non regge più, scoppia, capolinea dell'aumento in questo: detona su se stesso: l'accrescimento è un conto alla rovescia. c'è il +, e per questo si creano le , e l'essere è schiantato verso quello che non esiste, a intervalli di massa, ogni sostanza si può dire eterna perchè remota, fuori mano, epidemica contro il vettore che ha ma che non vede, eppure sono paralleli. ho creato il paradosso colpendo l'andare d'accordo, è il diluvio universale che ha benedetto ciò che ha travolto, c'è stato uno sradicamento, lo sconvolgimento che ha plasmato il peggior nemico in se stesso, in una diluizione che è l'epoca, e ora il numero delle masse è scisso, e scissione > corpi, atterrati nell'irrompere di un tempo che è volatile, si ritrae per un abbandono, preistoria, era glaciale, giganti di pietra e greci che, è probabile, non stanno più sull'asse del mondo ma sul paradosso, tutto secondo un senso logico: A) la mente è l'insieme delle sfere B) che fluiesce ad ogni exit per rientrare in quella dopo, C) ogni porta conduce ad uno spazio vuoto che viene attraversato solo per dimostrare un passaggio, D) dove quindi l'incongruenza è il più sensato punto d'incontro, non più mettendo contro, ma collaudato come colla, elemento che unifica tutte le pene con l'apposita fica, poichè dissi: «non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile», tutto spedito a missile, sino ad una tecnologia d'antimateria rilfettente quanto detto, in un principio d'indeterminazione in netta relazione alla forma mentis, dove in pratica c'è tutto quindi niente, al limite l'orma se [non] menti
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