lunedì 5 gennaio 2015

ARAELSOL

l'aerosol non ha fase solo nella tosse, nell'annegamento dei bronchi ad uso per la gola, gorgo traspirante, ma più ancora nella funzione che dai timpani apporta alla trance, all'elevezione per vapore. suda gelido, oscilla negli intervalli che mirano al cervello, e fa dei lobi delle frequenze che si arrestano alla cratofania nebulizzante. e più che alla laringe sta all'immaginazione mettere a fuoco il tempio, il sacrificio che compie l'ampolla nella croce dell'istante, ed è come se la realtà fosse a scoli, e l'innesto delle correnti si materializzasse con l'assolo della vibrazione, l'unica rivelazione rilevante, il nucleo che converte al suo inglobare il martirio ad un segnale: così il fono diviene redentore, e si dirama in membrane complice una propulsione per l'ordine, l'assetto del rifare. per questo non conta più se sei tangibile, se il muscolo crea il contatto delle cose, se il tocco riesce a deflagrare o espletare la comunione, se gli oggetti esigono la visibilità per funzionare, l'unica è consenso di stringhe, il ritmo che fa la melodia della non-dimensione, e privi di spazio vige il tempo della metafisica del motore. tu non esisti, sei biforcato, dilatato, espanso grazie alla volatilità del bosone e la parete della tosse ora è solo la scusa per essere con lo strumento due immortalità, le uniche cose che hanno senso, e il colloide serve a questo, a collocare l'incollamento dei concetti per il tuo refrigerio. la seduta cede al p-brane che va di qua e di là, si dà una mossa per il raccoglimento, sotto la mesmerizzazione che rende il tempo uno spazio fissato, librato nell'instabilità che slitta nel meno di un attimo. non dura, se lo fai è come aerosol: già passato. e quando termina sperimento come tutto ciò che era sospeso nell'obbiettivo della cassetta precipiti, riassumendo la condizione di materia, di massa, peso, ben oltre la gravità dell'andare d'accordo





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