giovedì 24 gennaio 2013

limb[o], ma anche no

ogni area smuove la massa in contaminazione concentrata

di modo che il pulviscolo affondi il cranio della nuvola

il rimedio all'agglomerazione difettosa, la svolta in digressione

che trapana a spirale ciò che in ascensione cede

e perde alghe, anellidi in tutte le sorti espanse, combuste

al punto in cui lo scarto intercede per l'arsura attrattiva

la micromisericordia che tutta pende a segmento, campo fuso

a mandibola per chi sopra sta sotto infilzato dall'orbita

che scatta sotto la lacuna per la quale si crea l'ibrido

il fotogramma vascolare che muore ma si rivede

                                    =

denudare il degrado, svolta al limbo dall'arto

giovedì 3 gennaio 2013

comete da laboratorio

[LHC] [nel calare] [faccio un 60% di previsione - con filantropica aspettativa, dove tutto dopo questo può dirsi, può pure farsi, riesce nell'elaborazione, con un + di
stima, si è fatto carne] [e dico carne nel modo prolisso, uso pedante di corpo di cristo di concetto raccolto, accolto al raccordo condensato, di peso ad alta tensione,
ristretto o inscritto, pari all'esagono nel morso orbitante, forse morto al proprio strafare][99,9999991% c] [il reclinarsi l'ho fatto diventare noto, e per questo affetto fitto,
fisso ma non ritto, lo precedo nello schianto nell'enunciato scalare, cioè se mi sono spiegato peggio voglio solo intendere il suo periodo, la qualitativa trattazione,
la fede nel dire che non c'è riduzione] [oppure c'è, a svuotamento che si dispiega] [io a riguardo sono dell'iconoclastia, templare atomico, messo gravitazionale][27km] [e
sostengo in compagnia, coi colleghi in bianco, assuefatti per ciò che riguarda i cieli, la teoria del nominalismo a gradi, quello che si misura anche col linac,
a monitor, al battito acustico dell'accelerazione] [si, dico a gradi, perchè scalare, perchè in faccia alla misura non c'è grandezza, vero è il contrario, fronte
avvolta nel metro, a forza di multi-leaf-collimator o filtri a cono lo si è capito, si è messo in negativo il mondo, si avanza contro l'inverso, come fa photoshop
quando scambi i colori, ma lo fa anche paint per es., è un abbandono in mano al più semplice strumento, c'è arrivato un programma grafico, noi dobbiamo solo
catapultarne il significato ovunque passiamo, inocularci in esso, l'infezione siamo noi][8 TeV] [calcando il calcolo, secondo le comunità scientifiche anteriori alla grazia,
quelle che riducono, vanno in profondità della cosa, ecc., non lo dico io solo, ma solo con loro, l'epoca dell'apostasia nulla è che la parusia del conto, la
ἀποκάλυψις della dimensione, in cui tutti noi, io, se inciampo innesco la scivolata, a razzo, vado a tutta birra, e la birra non mi piace, ma empietà e SLAC sono
rivelazione reciproca, a scanalatura, ordignano la stessa escatologia, e Dio non c'entra] [è un altro paio di maniche, chi fa schifo
l'ha capito, le stelle comete sotto strappi, slittano a una cosa come 30 km, spremute a intercalare sotto il giudizio della procedura o la procedura del giudizio,
tutto alimentato dalle spine, dalla concentrazione nella luce]
[LHC - e l'entrata tutta illuminata pare un presepio]



XD cheshiriano

smontabile tra i cantieri dalle serie TV teeth and dentists
nella trazione del margine o appunto al dorso che
se appositamente ispezionato e sciacquato sarebbe
bianco, la finzione che regge la presentazione della
mascella, il carico di perfezione che si indetrae manifesto
nell'atto della smorfia, il tuo punto focale quotidiano, tuo che
leggi che ridi che sprigioni i tuoi detriti per una funzione
orale igienica e perchè no soprattutto mentale e quando
senti che uno te lo dice ridi più forte se quello
non ti sconfigge prima col confronto che vi congiunge
che solo riesce a far passare una vittoria, diatriba
a speedloaders guanciali, ogni cosa passa si trasmette
spiana la fondazione attraverso l'orifizio parlato
usato anche per sputo, bava, vomito, pompe ma ancor peggio
a masticare la durata contro il decesso, fare da filtro
all'idrogeno sprecato - la dispersione che da un punto
morto passa al consumo del senso
, triangolo delle bermuda
risposto nell'apparecchio, detersione da dentro
punto di non ritorno




metafisica underground

peccandomi mi deposito, tagliuzzo a spicchi la carne del reato, come la torta della zia al compleanno dello scocco
che smuove la festa, rapporto placentale con la corsa o movente per cui ho affettato, vincolo tra muscoli e mele e
mia zia mia nonna gli ho voluto bene, in fondo. e non pensate il fondo come all'abisso,
alla voragine dove ho perso il ritroso della cute, il rimorso della meninge (si, nel senso che sono stato sfibrato,
addentato più volte), ma una capacitazione di tutto quello che capitola, che finalmente comprende perchè si trova lì,
affretta in conoscenza ciò che di lui va più lento, la visione del resto, il rallent del senso. [capito-l'ha]
e in fondo ogni fondo è un urto, un massimo che si protrae dal braccio alla spinta dell'orlo, il vertice della fede dentro l'azione.
e ora ricordo che mia nonna l'ho spinta giù dalle scale, l'ho schiantata verso la luce, o il buio, fatto sta che
s'involò tra le ossa della tromba, le pieghe della forma che convergevano nel vuoto a piombo, verticale.
in quell'occasione, il fondo fu
(a) l'impatto - del limite con la possibilità di superarlo, (b) la zona da penetrare per il penetrato cioè (c) la metafisica dell'incastro
(sembra tanto distante perchè è di un vicino irraggiungibile, organo scottato, autoprolusione a scatto)
e vaffanculo a me e ad aristotele



neutrino redento

si può cominciare dall'episodio, dal frame che ne contiene il resto perduto,
da una grida che si è fatta fuori dall'atto, allacciata all'antefatto del fiato
ai perni persi nei si perpetui o al collegamento di questi col fatto, il nodo
del volatilizzato. premendo qui si può infierire fieramente, percuotere senza
l'ansia dello schianto - la perdita di una briciola sta al collidere di un'era.

si può contrarre, benchè non si senta lo sforzo, la pressione senza catalizzazione
che non urla la partenza, infatti quel partire diventerebbe l'ultimo arrivato
la destinazione che scatta nel ritrarsi delle gomme, delle ceneri che desistono al soffio
oltre il pezzo smosso, oltre il fiotto che s'intende involando alla fine dell'azione
mondo dietro il passo - facciamo la manovra scorsa.

si può dosare a raffica, la diarrea a tappe di folgorazione, smuovere col freno
dell'enumerato, ciò significa l'archivio dell'impulso, il tratto a round
la spinta a catalogo, in modo da riporre la capitolazione nello scaffale.
non si può significare oltre il significante, pare di sentirlo nell'invocazione a Dio
d'agostino: sotto il parametro fra il neutrino e il niente si staglia dell'evocazione
che lo rende, ciò che evoca, ciò che evocato. il neutrino si fa Dio
senza frutto proibito ma con l'incongurenza di ciò che gli è mancato


the science behind the shower

inserito il cavo fonditore all'uscio dell'osso sacro
al varco che flette il flagello dalle scapole all'assito incline
con sviluppo dello schiacciare, si storpia nello spremere
corrente, diviene la tangenziale dell'aspetto fisico di imbottitura
sino all'introito nel collo lo sbocco di risorse in adesione al vestibolo
alla forca calorica allo svuotamento per essere qualcosa
per muoversi in fonte, per inerzia al rendimento modulare.
il + ingozzato a forza a imbuto nel fotone della testa
che si spara sulla dimensione a riposo segnando di Y
il territorio in regresso nelle zone di accesso formulando
la dipendenza al testamento della quiete al trapasso del fisso.
l'origine non si accontenta se non come principio deformante
di ciò che non sentiva, non poteva vedere nemmeno la sua casa all'asta
non snaturava il senso ora invece ogni respiro è in corruzione
poichè le cose hanno il destino della stasi senza il motivo di fine
la ragion d'essere dietro la tendina che separa l'apparire
mette a fuoco la figura circondata da un bel niente
prende la mira sulla trasparenza su quello che vede partendo da quella
come detector attraverso la distanza da cui si sta meglio se non si guarda
un'immagine nuda in sproporzione proprio nel muoversi a scadenza.
ciò che si trova stagnante è lo squilibrio del corpo col suo happy end
l'assimetria della causa con l'effetto, quella discrepanza a caselle
che ha percorso delle linee fuori fase, l'audio ritardato
in cui lo spin si percorre fuori dal contesto, placche che solo di diverso
subiscono il tempo l'interazione verso il se stesso.
del mondo, suddividendo, in dimensioni fa di ogni sezione un dislivello
un potenziale supplemento all'atto della gara, ciò che si frega
per niente ma induce a evacuare, a formare tagli dappertutto
il dove ogni volta sarà diverso rispetto al periodo
che rende l'occasione la sconfitta del cosmo, di questo che si afferra
solo alla convergenza dello zero


senti che cataloga i nervi

non riesci a sfregarti un occhio, è caricato di lava, sta vomitando parole, vocaboli evidenziati. trovi coraggio, lo grattugi col dito, per pietà del tuo benessere. stai infrangendo il tragitto della zanzara. tutto questo cade in una strofa svolta e morta. se blocchi il tempo dell'insetto questo non molla fa del suo intento il progetto a lungo annuale, prefisso assiale, l'autostrada che si fende a strisce. andando in macchina di notte, col rigore d'estate, fai l'accessorio del sedile, diventi volante per la vibrazione l'amplificatore delle scosse, ti godi se non guidi, deglutisci il design delle luci, crollano ricorrendo alla spinta del motore. e intanto, zanzare.
se te ne entra una nella cassa del torace, allestisciti la guerra, saranno fra gli organi alleanze lo schema delle ossa fa da trincea o gabbia come i pedoni nelle fasi d'apertura ma tu non riesci a guardarti in fondo alla gola l'esofago è in schianto ti esce dalle labbra il lampo, il fumo della bile dopo puzzi d'alito ma la zanzara ha fatto rambo illesa si prende gioco di te fa del deglutire una mirabilandia attraverso le lacrime si tira la statura si schiaccia laterale per farti più solletico per darti fastidio non si stacca dal tiro del bulbo si fa il trailer con la tua agonia si spara due punture tu in coma da prurito il tutto deteriora anche se è fuori il tuo diniego è uguale perchè ti sono cresciute tante palle sei diventato una catena montuosa colle scosse sismiche all'apice l'andatura della pelle fa del tuo sapere col sangue una planetologia bifocale perchè i muscoli hanno le lenti tu invece hai scarti di carne timbri sopra il polso tutto per farti grattare per portarti all'ustione dell'anima e tutto perchè se non è così la zanzara muore


s-offerta musicale

cedendo muore il passo, incassando, l'ammonire dell'ala del vapore
che enfatizza il vacuo avvolto di vago dissolto nel punto più sgrammaticato
della trasparenza, viene soffocata ogni valvola inghiottita dal timbro che
le permette il girotondo, come un anello narcotizza una ruota, ci si volta
chiedendo al mappamondo dove è X o dove è O, qualunque caso pezzo
gratis che decade, irradia lo schema della stanza la lapide in cuscino
l'attinenza all'assonanza in cui la scrivania può annegare, carica di cambi
intervallati dall'effrazione della frequenza, campi di crampi o efficacia
della permanenza che si muove a munizioni di rotelle, caricata ogni volta
con l'elastico dell'area, appena appena sfonda come uno scroto di cannone
in tutta una membrana che non è eco ma risonanza che risponde, la vittima
della scia, si compie senza avviso, la ripetizione della massa non per dire
ma ripetizione di quantità in detta profusione, la legione dello sforzo
sembra a tutti noi la mancanza del riflusso, il cambio dall'aria viziata da
un plotone esposto in un serbatoio di pelle, tanica tentacolare e direte
voi ciò che coincide con l'interno del cranio, infatti fà da casco al centro
dell'arrivo, la fermata, la fase che vien battuta come da un'edizione completa
della brilliant classics, va a tono chipmunks, va forte, spedita a regimi
di scansione. in pratica ogni battuta dà respiro alla modulazione, fà del
ciclo il passo, palpita come un canone una fuga di bach proprio nel senso
che correndo cade nel timpano, nel sentire, nello stereo nuovo che trasmette
l'offerta musicale (BWV 1079 guerra all'ignoranza), a forma di bollicine di chinotto
per il quale noi siamo il nero e dove il gas sta per ciò che ci sta a cuore.
dove il contrappunto è in contrazione, significa che è in di più, stà dove non
deve
, refrain della condizione che crolla la misura per divenirci ognuno
in eco del peggior brano che s'inventerà con l'anatomia dell'azione
sino alla compressione di ciò che è stanco. temo che finiamo in 4'33"



koyaanisqatsi a domicilio

prendiamo una parola, incartiamola con l'unghia a capo, sovrabbonda sovravvenendo, andando in fila coi condomini, più la minicorda appesa al traffico del collo, la sua aria che tira male, fuma gas di ghiandole, può pulsare dentro una mano, sentirla giù per strada all'angolo ematico, nella separazione diagonale, marginale al resto delle 11.00 quasi ora di ricreazione. invece, una consonante di pelle è piombata nel cervello di qualcuno attraverso un fascio prenatale di finzioni, perchè se è una pelle deve per motore attaccarsi al tutto tranne che all'"e"ntry ed "e"xit proprio le "e e" di fluido, se è la consonante faccia da pellicola, tessuto animale all'emissione che a presso si concentra, bordi di vocale. gira e rigira ogni trasmissione è assunta sì di sangue, da servire freddo o caldo, chiediamolo a dahmer, al ventricolo ventilato di quel tricipite che è stato mangiato, alle circolazioni di polvere che non si vedono mai, ai morti impiccati nella mia taverna o alle dinamiti appese al timer che percorre lo scoppio. sospesi agli spigoli dell'appartamento, frazioni che si ingaggiano al posto dei passi, per chi vive solo. per chi non fa nulla. il reato dello spegnimento. il terreno con la misura dello zero, le rotture dell'immoto, la retina che funge da punto colloidale. solo sfregamento di prendere l'aria nell'evento mosso dal cancro di passaggio sulla tensione di un corso di lingue o formazione comunque ricettacolo della propagazione propria alla regressione che sia scissione o agglomerazione di one. parto come si vede compromesso come ostaggio mi penso prima di spingere la legna nel testo spezzo nel piano la struttura di pace cioè la resa incondizionata alla funzione come trasduttore io lo faccio colpevole la vita lo fa prima si arde di question words 5ws cercavo il dolore del testo il suo difetto rappreso nella recezione del subietto ma anzi mi sono accorto dei pezzi morti che impaccati pendono dal tetto e di tutta questa dissezione inutile poichè io rivelo al prete sempre più rasente al contesto che era il verbo poi la carne ora l'heideggeriana scossa la scarica che sventra la scorza di scoria della storia più sempre più faceta in quanto esegeta faccenda alla sola breccia che dove poggia un'esistenza col solo legame di se stessa mira al vuoto in quanto priva di rapporto ed è qui che è proprio niente soppressione di relazione fa l'indubbio fa l'inequivocabile bagliore. prendo fiato, per dire che in questo che ci è capitato ci dev'essere qualcosa di sbagliato, un guasto, un misfatto, ricatto



sii alvin chi può

per spiegarlo. si deve inzupparsi di unità. si deve sentire la cima del tanfo. nel silenzio di simon. come grido d'aiuto. comprimerlo nella lente. almeno per escogitare il secondo. rivolgere il freno allo scadere. uso cronometrato. l'atto nel metro. in diktat nel punto. crosta del vuoto. che si distende. nel perimetro della sottrazione. rimessa dal deficit. ferita dello spazio. globo di contatto. non c'è lesione che tenga. mai più ascoltare il resto. considerare i consigli dell'occlusione. del significato portato fuori dal termine. a congiunzione col prurito. conferenze da gabinetto. contapalle incallito. se avesse un cartello. proferirebbe ciò che non può. nella realizzazione del già terminato. del secco e dell'aggancio. con lo sconto dell'ombra. seccamente. il cinismo non ne compie l'altezza. più che altro. s'innestano stimoli. si ha il tono in aderenza. con la simmetria. si fondono i crescendo al condotto della stasi. le eliche controluce di ciò che non si sogna. in rilievo. la nostra realtà che non si mantiene. se non altro perchè l'esistenza è in sconto. durata detratta. tutto compreso. nel senso che non le diamo. è ovvio. ha carenza in riflesso. più che condizionato. di molto. è lei che non si prende. ma pretende. anche i tratti. tra cui si è in mezzo. fiammiferi dell'indietro. margine della figura. il volto. un pelo. la coda. scene del divario. per l'appunto la coda non ce l'abbiamo. ci si crea indietro. non tutti possono farlo. alla quota dell'orma. ora traccia. punto di sabbia. soltanto.





http://www.youtube.com/watch?v=uRiDFDEuIjA

crocevia dell'exit

più che invertire le rotte - sia - lo scambio delle maniche - muoia - la gola del sangue - si secchi - il clistere del nostro retto - lo stesso - inganno terminale cioè la galleria - che diviene - exit ovvero l'espansione della materia - tentativo di breccia - output bitonale.
ora so che fare dell'impulso di conservazione - punterò - sempre più ora il mantenimento all'intercessione - ancora saprò - che l'entrata è un incrocio e lei - si dà da fare - optando per il traffico - diciamo - pura contaminazione.
credere all'innesto = unità dell'andare
saputo questo revival ed esodo sono partenza dell'avvio. niente di che si è solo compresa la totalità del moto. proprio rispetto alla direzione.
sulla tensione del segmento - potrò fare - fenomenologia delle vie - colorare - di nero il quadratino - lo slamdunk - della griglia - smuovere - la torre da h8 dritta al dilanio o - stendersi - nudo al mangiarsi delle strade.
scherzi a parte l'accanimento - non lo definiamo - salutare neppure al rimedio nella posizione - del declino - perchè chi sale scende e chi va si ferma se non altro dal momento che l'accelerazione - diviene - inerte - alla realizzazione - di sè stessa - svanisce - al suo soppesarsi.
in fondo tutto questo andare è l'andata per la fine - la destinazione - del corpo che rimpicciolisce il grasso che consuma la propria idea - nell'intento - della spinta. cioè in segreto:
continuare può essere solo spegnimento dell'accezione - l'evoluzione della gittata




0 è un portale

sulla matassa ci si scotta, s'ustiona la forma in
pelle, muore ogni conflitto nel filo netto della corsa,
la disgressione della roba in pelle morta.
un'ora e poco più, un esito della somma
lasciando soli alla perdita dentro il gelo
il distillarsi del ferrigno che formula il sole
strozzato, vorrei ed è così il concepimento
fossile, a catena di manutenzione, il porto
in ferrovia, l'abbandono delle lamette in ferro
nell'evaporazione dell'impianto.
in inclusione dell'arnese al di là del peso,
la frizione del neon, la stenografia del graffito,
pietra ingrigliata in crollo chiuso dall'acqua,
ognuna delle rappresentanze si trattiene
nell'addosso, nel detonare del centro
corpo che penzola nel peso.
mi servo del concetto di dosaggio per squartare un
nervo e mandare in fallimento la legge del calcolo,
porta chiusa, striscioni off limits, evacuazione del
personale, 1984, sfratto icastico.
permane il viavai del detrito, resta secco in
corrispondenza, non sa che farsene del carico del dato.
è pesante, ogni oltre limite, soffoca girando sino
all'atmosfera dell'asfalto con la faccia gonfia d'aria,
inseriti nell'ossigeno che scoppia senza un fiato
alla condotta dello scambio.
ma perchè la meno tanto con la permuta è il
contraccambio dello sbaglio, l'errore che pensa
chi vede tutto nel punto, crede, mente, ha accesso alla
ruggine, al contatto dell'inglobazione al puntiforme,
per cui è senza misura, un punto
uno zero può essere solo la deriva dell'inverso
la breccia del mondo per il mondo, l'adatta subordinazione
alla relatività einsteniana dove si corre al buco.
modellandosi a imbuto si scopre il cielo, e la terra
ancora sopra nei limiti del paio, si crede alla strettoia
dell'ambiente. si vede dentro, è nudo, si mira all'intimo,
l'organico d'acciaio attraverso i cori dell'ombelico.
si smonta lo stabile nel cerchione della bici, e cioè
se si pensa al deviatoio quindi tutto è niente e
viceversa e versavice e il punto si pronuncia dove si rompe la rotta,
l'indirizzo di casa tua.
dal collasso al niente, siamo tornati a queste cose



sic transit gloria litoris

fornace da turismo
diffusione infuocata

orme che non ci sono
neve di vomito
polvere irrigata

trascinate ombre e pelle
sfregnante rimbombo di conchiglie
cresta che cade
frangiate e scogliere e chiappe

sole interseca innestando il contorno
dall'odore mefitico del sale
nuda privacy di gabbie

tombe azzurre reclinate
torchio di gente morta
bisogno di croste in asse genitale

dal cardine d'idrogeno la fusione di dune finte
affettate chiazze di melma
sabbia corrotta
gravitazione scottata
teatro d'inedia domenicale

uomini nudi e uno sperduto orizzonte

chilometrando

se tardi nel segmento dell'avanzata quando estingue il cuore
del sole incollando il fulcro dei germi in esposizioni morte
sarà più facile esistere nel tempo della rotazione nella frana
frizionale dell'esserci e dell'essere nudi nell'urto dello stare
col sangue nell'impulso dei decessi di ciò che appare in direzione
della lama al centro del fuoco dirai il muscolo della morale
la gestione delle ossa cioè il freno della carogna questo precipizio
di capelli e lo sai il principio della materia la base della manifestazione
che punta a schemi troppo corti o per lo meno col fiato sulla figura
nell'arco del tentativo cucito nel punto dell'ellisse neanche sorbisse
le schegge del vetro sepolto nel tono a dizione riverso al livello della fronte
e peggio la pulsazione contromano tende ma non rende come ogni
sincronia di se stesso schemi di placche nel tiro del sorso il polo della carenza
che tu non puoi sapere lo immagini nell'esperienza della contrazione
nella manica della misura coi gomiti impiantati dal sudore
sulla rete sismica che sputi nella crepa del pavimento procedura emulativa
impianto delle tonsille con un polmone così te lo ritrovi in mano
in reazione con lo sguardo e le braccia trite nel disegno troppo forte mi dicono
del nervo in fiamme della cellula della corsa dell'impulso fuggito
fino a che l'incavo della piaga non salta dalla carne ad un rilascio di croce
che puntuale si installa col motore sino alla corrente del miglio che
non sempre si scavalca nel cubo dell'unità anzi è circuito dove ogni lunghezza
è il netto diafano che lo si capisca o no della coscienza nel mezzo della linea

MAY OR MAY NOT CONTAIN LIVE ANIMAL

in preda ad una convulsione dalla radice del dente alla consistenza del suono
il valore di un'amichevole morsa di nervi riflette con lacrime la coazione del senso
percezione a principio d'appetito, incoerenza logica delle narici
ordine d'intenzione nella scala viscerale.
sganciatasi la direzione, capita un'inversione del colore, al ritmo dei gradini
nel volume del riflesso, nient'altro che code di pendenza.
e, al deporsi della curva, s'issa il perchè di questo: resta in attesa:
combinazione dispersiva. = sussistenza radioattiva.
quando si potrà fare di meglio le vallate saranno lamette, il baratro la nostra gioia.
tanto per intendersi, la gioia della giostra, lo spegnimento del cuore nello yahoo della discesa
come questo terremoto coinvolto nel silenzio di un'iniezione, che discorre con le anche della scossa fibrale,
del contatto che ha l'ombra con la gravitazione.
intanto, schiaffato nella ghiandola seminale, si compromette il tessuto quantizzabile
ci si sterza nella moltitudine della sacca, con la sensiblità dello spermatozoo,
tutti noi sfondati nella borsa:
inciampate nel bordo del globo, finirete faccia a terra un pò più in là,
mordete questo cranio nel disintegrarsi della pelle; in fondo si parla di palle girate.
suppergiù si potrebbe eliminare la seconda p, e ne guadagneremmo tutti in eloquenza speculativa.
e sempre, con le membra ritte nel contrasto di opinioni aeree, nella ridda dell'udire, nella velocità che prende l'azione,
l'avvertimento del moto è la prova del nove: marchio WARNING: gatto di schrödinger



vomito all'attimo

schiarirsi il timpano vocale, indirizzare le membra dell'occasione, rincuorare i circuiti della capitolazione.
carpe diem al contrario, al rovescio delle sue gambe, quelle d'immoblità volitiva, rotazione speculare.
supino come la lingua tra la lingua nella gabbia dell'intesa - è sempre più facile per te, mostro (consumazione di progenie).
il piano delle cose, il volgersi del cuore al suo istante: sono questi germi che scannerizzano il moto della
discesa, l'arrampicarsi di una mano all'incontro della superficie. lo spazio mediocre - carcassa delle distanze.
anche una scintilla, scintilla incongrua col senso che le do, ma di rapimento astrale - la stretta del sole,
suolo pneumatico al ritmo della decomposizione. semmai una nuotata nell'ammanco del water, porte
sprangate, nucleo infinitesimale. meglio è schiudersi alla chiusura degli occhi, o otturarsi
all'intersezione. a scelta. va bene una qualsiasi, senza troppa fretta. tanto è che vengono asciugati vapori,
con l'intervallo orale, l'acume dei supplementi. figure in coerenze perchè si deve, perchè tutta l'aria è opposta
all'azione, pure se il ricamo, l'eclisse in questione, male sopporta l'intenzione che la consideri usuale,
capitasse che la coda macrologica di una virgola finisse in connotazione - all'angolo del presente, coito gengivale; e
intanto c'è una carenza di secchi, imbuti reattivi per la carogna dell'attimo, i rottami del diaframma.
staccarsi da tutta l'implicazione, senza soli, derivanti un contorno di umori

[Dis]colpa del tutto

tra settori di luce, vessilli d'incendio, non si sa che farsene dell'insieme - del buio
un sorso di muffa, ognuna di queste passioni abbisogna d'invidia il proiettile a motore - la testata del riparo
una chiusura a fossa, inghiottente ciò che nascente, spinta d'indennizzo - polizza di stenta
polverizzarsi nella stabilità d'intesa, in vuoto d'intervento, nello stimolo compuntivo - la sussistenza della ruota
perchè l'esistere traina uno squarcio, parola per parola sino allo stroma sferrato - nel deprecabile dello stallo
andando per i tiri, le portate limite, non si scava, basta la spinta del respiro - la membrana del termine
pentacolo dei sensi, a occhio la portata, si dilatano essenze - il battito dell'eccesso
che non si trema, vero, solo le bucce creano lo sfondo, lo strofinare delle penetrazioni - al rimbombo
nel volume del pletorico, proprio del reato, un fallo che si chiude - ma non si delimita
crollando dalle diagonali del giro dei corpi, dalle distanze ad arco - l'essere investiti dalle sacche
dal soffitto, privo di manette, ascende l'impressione della ruggine, momentaneo - alla congiuntura del batter d'occhio
tutto pare sia periodo di strati, fase di pelle - repulsione dell'OK
amen nel silenzio.

cancellazione

Perdere l'esagerazione del divario
è consacrarne il dislivello elastico -
è lasciar percorrere il contorno
del punto, del fascio che sfalda l'intermittenza
di un vuoto ancora sostenuto -
la sua eco, i suoi gradini precipitanti invece
di un'illusione di statura, il suo colore annesso
al respiro dell'istante, quel suo palpito nei
gomiti della sepoltura.
Nella caduta si calibra il perimetro dello spazio
si tende a convalidare l'urto dell'assenza con
l'appartenenza, competere col carico
nel riferirsi a qualcosa.
In pratica, ci si cancella nella cancellazione
sul regno che è tutto tranne la tua presenza.

x-il-contro REJECTED

scopo corporale in quest'evaporazione di coscienzioso soffio vitale profitto di cardine
l'infisso sulla scogliera d'un incasso immateriale slanciata nel nodo del cuore
nell'abisso d'una carnaccia coagulante d'impasse centrale di memorie
la testimonianza della assenza fra le maniglie della presenza
una privazione ventilata dal miraggio di ciò che condizionale
si sono strappate le tirate con l'utopia nei crampi d'una corrente di convenzione
come un sollevamento di vento come uno spiraglio di quota come momento angolare della caduta
quel sorso di sangue che ha ritagliato un corpo potenziato dal proprio rincorrere
alla fine si segue incondizionatamente il proprio coglione le ante della propria intromissione
ci si slega per richiudere ci si squarcia per questa eclisse in cui tutto è a proprie spese
e questi circuiti di passaggio queste breccie di tensione devono divenire speculazioni da macero
putrefazioni metafisiche
p.s. da notare tali slanci sono droghe in siringa droghe prelevate dal liquido seminale
p.p.s. gettare le maniglie e stagionare
p.p.p.s. escludendo la prospettiva
cerniera anestetica dove uno spasimo è inteso inferiore.
il se stesso rifiutato.



no z

su pliche sorde cognomi di memorie
pesanza precaria di un sacrificio in discesa
colore eterno che brucia l'attrito spaziale
nei peti respiratori scannati dalla violenza
inaudita violenza dei loro accordi
stadi supplementari suppletivi verbi
cassa di clima sussiego serafico
settimana enigmistica non curata
dagli incidenti delle proclive parole
quando il vocabolo aspirato succhiato
in trascinio da google fornicato da eco
protoformato a senso

termine eccitato in ventre
si stila uccidendosi in traiettorie spaziali
paio di reali dimensioni
ascissa circuisce la storia fornendone orizzonte
ordinata si sventra nell'oscillare in tempo di puzza
sciarada inciampata nell'x
nell'urto missilistico col suo pene sminuzzato
che sta sotto un nome nonostante la sua
spiccata propulsione per le cime
y finchè si trattiene l'ombra del senso
quando il senso di una cosa
lo determina la decisione
l'addietro in elaborazione o l'informazione simbolica
cavità orifizia sede del ripiego in verso
le lingue farne un groviglio grondante onomateopico
convulso di peccato
corda di legume innestata fusione
il collasso che da solo scopre solamente
un bisogno per retrocessione

sarebbe bella cosa penetrare la reazione nucleare delle
parole contromano sino all'angolo 0
quello di collisione




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Nel salotto affollato dall'albore vuoto d'una tintinnante nebbia corimbosa,
l'anonimato permane come una fisica costante.
x si è aggrappato ad un violino, e posteriormente lo sevizia...
fiata l'attrito secco sui cuori degli accordi, screzia i vibranti con un affranco definito,
il ritmo scorre come miele di serpe, urto gravitazionale grigio;
gli spasmi appartengono all'impugnatura, al filiforme arco stupratore
profanando il cubo di silenzio.
-Tunc-. La mano sterile pertinenza di x s'incrina
e lo strumento bruno e piano si libra in un infarto di vuoto
nel tunnel di una flessione immobiliare.
Carogne a terra, putrefazione di competenza. x, in propulsione di culo
s'irrettisce dalla sediolina cigolante, la contingenza è satura
il fono spento e x, nell'imprevisto di una possibilità erutta.
Scarica imposte, esplode nelle rotture della gola
e solo una pressione potrebbe misurarne la tassazione.
Spacca le incrinature dei vetri, l'opaco declino delle copertine dei libri,
nell'oscillazione provocata dei mobili, il tremore epilettico del solaio.
Le crepe vibrano delle sue risa inconsulte, il moto si percuote di demenziale.
E l'ilarità accredita x; lo fa per davvero.

Perchè coartare con l'arte quando si può applicarsi con una risata?
Infine, nella polvere coricata sulla tv al plasma, sui beni morti garantiti dall'assenza dei 400-700nm delle tapparelle
la contabilità di un gioco è un gioco: sputo creativo, altare del diversivo, sconto del debito verso il vuoto di se stesso.
Nubi di fumo, perdute nel cielo, l'alienazione sbiadisce le forme attrattive, ecco il tasso d'interesse che s'eleva
alle inezie crepuscolari.

evasione dalla fottitura

sarebbe come dire che evado da una apodissi dentro di me - [d]al mio interno.
cioè mi dimentico, si può anche dire fotta la fottitura pronosticando il tunnel per la trivellata.
sopravvivo all'atto, ossia ne sono estraneo. vale questo, anche se non è vero.
recuperiamo il tempo che ci ha fatti perdere? - infatti il tempo non si perde: disperde.
allora perdetevi, fatti vostri: