giovedì 3 gennaio 2013

koyaanisqatsi a domicilio

prendiamo una parola, incartiamola con l'unghia a capo, sovrabbonda sovravvenendo, andando in fila coi condomini, più la minicorda appesa al traffico del collo, la sua aria che tira male, fuma gas di ghiandole, può pulsare dentro una mano, sentirla giù per strada all'angolo ematico, nella separazione diagonale, marginale al resto delle 11.00 quasi ora di ricreazione. invece, una consonante di pelle è piombata nel cervello di qualcuno attraverso un fascio prenatale di finzioni, perchè se è una pelle deve per motore attaccarsi al tutto tranne che all'"e"ntry ed "e"xit proprio le "e e" di fluido, se è la consonante faccia da pellicola, tessuto animale all'emissione che a presso si concentra, bordi di vocale. gira e rigira ogni trasmissione è assunta sì di sangue, da servire freddo o caldo, chiediamolo a dahmer, al ventricolo ventilato di quel tricipite che è stato mangiato, alle circolazioni di polvere che non si vedono mai, ai morti impiccati nella mia taverna o alle dinamiti appese al timer che percorre lo scoppio. sospesi agli spigoli dell'appartamento, frazioni che si ingaggiano al posto dei passi, per chi vive solo. per chi non fa nulla. il reato dello spegnimento. il terreno con la misura dello zero, le rotture dell'immoto, la retina che funge da punto colloidale. solo sfregamento di prendere l'aria nell'evento mosso dal cancro di passaggio sulla tensione di un corso di lingue o formazione comunque ricettacolo della propagazione propria alla regressione che sia scissione o agglomerazione di one. parto come si vede compromesso come ostaggio mi penso prima di spingere la legna nel testo spezzo nel piano la struttura di pace cioè la resa incondizionata alla funzione come trasduttore io lo faccio colpevole la vita lo fa prima si arde di question words 5ws cercavo il dolore del testo il suo difetto rappreso nella recezione del subietto ma anzi mi sono accorto dei pezzi morti che impaccati pendono dal tetto e di tutta questa dissezione inutile poichè io rivelo al prete sempre più rasente al contesto che era il verbo poi la carne ora l'heideggeriana scossa la scarica che sventra la scorza di scoria della storia più sempre più faceta in quanto esegeta faccenda alla sola breccia che dove poggia un'esistenza col solo legame di se stessa mira al vuoto in quanto priva di rapporto ed è qui che è proprio niente soppressione di relazione fa l'indubbio fa l'inequivocabile bagliore. prendo fiato, per dire che in questo che ci è capitato ci dev'essere qualcosa di sbagliato, un guasto, un misfatto, ricatto



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