Perdere l'esagerazione del divario
è consacrarne il dislivello elastico -
è lasciar percorrere il contorno
del punto, del fascio che sfalda l'intermittenza
di un vuoto ancora sostenuto -
la sua eco, i suoi gradini precipitanti invece
di un'illusione di statura, il suo colore annesso
al respiro dell'istante, quel suo palpito nei
gomiti della sepoltura.
Nella caduta si calibra il perimetro dello spazio
si tende a convalidare l'urto dell'assenza con
l'appartenenza, competere col carico
nel riferirsi a qualcosa.
In pratica, ci si cancella nella cancellazione
sul regno che è tutto tranne la tua presenza.
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