tra settori di luce, vessilli d'incendio, non si sa che farsene dell'insieme - del buio
un sorso di muffa, ognuna di queste passioni abbisogna d'invidia il proiettile a motore - la testata del riparo
una chiusura a fossa, inghiottente ciò che nascente, spinta d'indennizzo - polizza di stenta
polverizzarsi nella stabilità d'intesa, in vuoto d'intervento, nello stimolo compuntivo - la sussistenza della ruota
perchè l'esistere traina uno squarcio, parola per parola sino allo stroma sferrato - nel deprecabile dello stallo
andando per i tiri, le portate limite, non si scava, basta la spinta del respiro - la membrana del termine
pentacolo dei sensi, a occhio la portata, si dilatano essenze - il battito dell'eccesso
che non si trema, vero, solo le bucce creano lo sfondo, lo strofinare delle penetrazioni - al rimbombo
nel volume del pletorico, proprio del reato, un fallo che si chiude - ma non si delimita
crollando dalle diagonali del giro dei corpi, dalle distanze ad arco - l'essere investiti dalle sacche
dal soffitto, privo di manette, ascende l'impressione della ruggine, momentaneo - alla congiuntura del batter d'occhio
tutto pare sia periodo di strati, fase di pelle - repulsione dell'OK
amen nel silenzio.
Nessun commento:
Posta un commento