si può cominciare dall'episodio, dal frame che ne contiene il resto perduto,
da una grida che si è fatta fuori dall'atto, allacciata all'antefatto del fiato
ai perni persi nei si perpetui o al collegamento di questi col fatto, il nodo
del volatilizzato. premendo qui si può infierire fieramente, percuotere senza
l'ansia dello schianto - la perdita di una briciola sta al collidere di un'era.
si può contrarre, benchè non si senta lo sforzo, la pressione senza catalizzazione
che non urla la partenza, infatti quel partire diventerebbe l'ultimo arrivato
la destinazione che scatta nel ritrarsi delle gomme, delle ceneri che desistono al soffio
oltre il pezzo smosso, oltre il fiotto che s'intende involando alla fine dell'azione
mondo dietro il passo - facciamo la manovra scorsa.
si può dosare a raffica, la diarrea a tappe di folgorazione, smuovere col freno
dell'enumerato, ciò significa l'archivio dell'impulso, il tratto a round
la spinta a catalogo, in modo da riporre la capitolazione nello scaffale.
non si può significare oltre il significante, pare di sentirlo nell'invocazione a Dio
d'agostino: sotto il parametro fra il neutrino e il niente si staglia dell'evocazione
che lo rende, ciò che evoca, ciò che evocato. il neutrino si fa Dio
senza frutto proibito ma con l'incongurenza di ciò che gli è mancato
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